domenica 18 gennaio 2015

CHARLIE E CHARLATANI

Da qualche giorno sono tutti “Charlie”.
Spinti dall’ondata emotiva generata dall’attentato 
alla Redazione di Chairlie Hebdo, milioni di italiani si sono ribattezzati.
Ma quanti in effetti lo sono realmente ?

Quanti sono così “Charlie” da meritarsi tale appellativo ?
Non lo sono certo i politici che, seppure sfacciatamente in contrasto 
con le proprie reali idee, si sono schierati contro ogni bavaglio 
( salvo poi mantenerlo nelle loro leggi ).

Non certo tanti giudici, che in barba al diritto costituzionale 
( e non dico roba da poco ) della libertà di espressione e di satira, 
condannano autori scomodi a pesanti pene.
Meno che mai i preti. Il cui stato non aderisce neanche alla convenzione ONU 
per i diritti umani ed il cui capo ha già specificato 
che si, vabè il diritto d’espressione, ma la religione non si tocca.
E lo stesso dicasi di tante altre categorie, per le quali la religione 
rappresenta il vero ed unico significato: il controllo del popolo.

E questo controllo sembra in buona parte funzionare, 
se quando escono delle vignette sulle assurde contraddizioni 
che la religione dispensa in abbondanza, 
non si raggiunge il gran numero di “mi piace” 
che invece “Charlie” riscuote.
Evidentemente non siamo proprio tutti Charlie.



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