giovedì 15 settembre 2016

LO SCERIFFO AMMAZZASATIRA

A distanza di giorni, siamo ancora qui a parlare delle vignette di Charlie Hebdo.
Un ridicolo teatrino col finale a colpi di carta bollata.
Che squallore.

Tutta questa storia ridicola sta definendo i propri contorni 
e forse sarebbe il caso di riassumere le puntate precedenti, 
o meglio, ciò che ne abbiamo dedotto.

Charlie Hebdo pubblica una serie di vignette sul terremoto e sulle sue vittime.
Vignette forti e sconvolgenti, che piaccia o no, satiriche.
D'altra parte la satira è questa.  E' inutile che pseudointellettuali 
e sedicenti esperti fingano disgusto o disapprovazione.
Chi non ama la satira, quella vera, si dia alla lettura delle barzellette della Settimana Enigmistica o dei giornalini per ragazzi, dove niente ti indigna ma ti fa solo ridere.
La satira è per sua definizione dissacrante e pungente.  
Serve a dare una scossa alle menti, non necessariamente a sollazzarle.

Che poi sia bella o brutta non è un sindaco che può dirlo.  
Lui può parlare solo per sé stesso, anche se politicamente rappresenta una città.  
Mandato politico non significa controllo mentale di ogni abitante.
La satira va capita e non è detto che tutti ci riescano, come in questo caso.

E' oltretutto l'espressione di un pensiero che non si può zittire.
Chi può giudicare il pensiero di un altro uomo o fino a che punto esso sia lecito ?
L'unico giudice sovrano in questo campo è il pubblico, 
che con la condivisione ne decreta il successo 
e con l'indifferenza la morte per fame.

Non certo la querela di chi ha tutto l'interesse ad alzare un polverone tra lui e le indagini volte ad accertare le mille schifezze che hanno portato il paese al disastro, cercando in questo modo consensi mossi dall'emotività e non certo dai fatti.

Le stesse schifezze che proprio le vignette - guarda caso - denunciavano.

Le conseguenze della querela ?
Charlie Hebdo vincerà la causa perchè nessuna legge in un paese civile 
( parliamo della Francia, ovviamente, perchè in Italia siamo messi molto peggio ), 
vieta di esprimere le proprie opinioni, tantomeno attraverso la satira.  
Al tempo stesso ne guadagnerà molto in pubblicità, anche se le sue vignette - ad onor del vero - non sono il massimo della bellezza.

Il comune invece perderà due volte, una in senso giuridico e l'altra in quello economico, sperperando in una costosa e miserabile causa - già persa in partenza - 
risorse che si sarebbero potute impegnare in ben diverso modo.

Ma quello di come si spendono i soldi è un altro, doloroso argomento.


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